Controvento, per ragazzi con autismo

In collaborazione con l’associazione Controvento e il Consultorio di Erba, nel novembre 2021 ha avuto inizio l’esperienza laboratoriale a favore di alcuni ragazzi con autismo residenti nel territorio.

Tra gli obiettivi principali di questo progetto c’è quello di preparare i ragazzi al contesto che li attende dopo la scuola media, sperimentandosi in attività nuove e condotte insieme ad altre persone.

Cucina, giardinaggio, cura degli animali e realizzazione di lavoretti: sono queste le attività in cui i ragazzi si cimentano durante i pomeriggi all’Oasi. I bambini hanno la possibilità di interagire tra loro e di collaborare attivamente, affiancati dalle educatrici e dalle terapiste.

Ecco la testimonianza di Paola, una delle mamme che hanno aderito a questa iniziativa.

Mi presento, sono Paola, mamma erbese di tre figli: Andrea 10 anni, Ester 8 anni e Matteo 6 anni. Andrea, il maggiore, è un bambino autistico grave che fatica a comunicare e che ha bisogno di assistenza continua. La nostra storia è iniziata da molto lontano, dai primi sospetti e da quando è arrivata la diagnosi che ha messo di fronte alla difficile realtà da accettare me e mio marito. Dopo un momento iniziale di profonda crisi mi sono rimboccata le maniche e ho rimesso insieme i cocci uno dopo l’altro, scoprendo giorno dopo giorno che la disabilità di Andrea può essere trasformata in bellezza e crescita umana. Un passo dopo l’altro sto imparando a capire di cosa abbiamo bisogno: Andrea, io, i fratelli e la famiglia. La cosa più difficile è stata quella di abbandonare l’orgoglio e la presunzione di potercela fare da sola ed imparare a chiedere aiuto. E così, man mano che Andrea cresceva, anche noi genitori abbiamo iniziato a chiedere ciò di cui lui e noi avevamo bisogno: terapie, tempo di qualità, attività ricreative, assistenza, sollievo, tempo per i fratelli.

Ora Andrea ha 10 anni e sta crescendo velocemente, ci rendiamo conto che ha bisogno di luoghi che lo accolgano, adatti a lui, dove poter avere un tempo di qualità e perché no, essere anche utile alla nostra comunità. Un ragazzo disabile che cresce non può più stare sempre in casa assistito dalle sue terapiste ed educatrici come quando era un bambino. Soprattutto dopo la frequenza delle scuole elementari, quando i pomeriggi in casa si allungano e la presa in carico della scuola diventa sempre meno adeguata ai bisogni di questi ragazzi, che sono molto distanti dall’attività didattica classica. Quello che desideriamo più di tutto è che anche lui possa avere il suo, per quanto piccolo, percorso di autonomia, di socializzazione e di graduale distacco dalla casa, in una maniera che si possa avvicinare il più possibile a quello che avviene per i suoi coetanei pre-adolescenti e adolescenti.

Nel nostro territorio esistono alcune realtà di presa in carico, ma purtroppo i ragazzini come nostro figlio non vengono accettati, perché considerati non rientranti nei parametri richiesti, in sostanza non hanno abbastanza autonomia per poter essere seguiti in gruppi numerosi che hanno un rapporto ragazzo disabile-educatore uno a tanti. La triste realtà è purtroppo questa: “costano” troppo per potersene prendere cura e di conseguenza l’assistenza di questi casi è tutta a carico della famiglia stessa che fa sacrifici immensi dal punto di vista economico ed organizzativo. In altri casi non sono presenti le figure con specializzazione sull’autismo: i bambini vengono esclusi a priori causa diagnosi.

Questo bisogno è stato accolto, compreso ed intercettato da alcune figure che ci seguono: in primis la nostra consulente comportamentale Francesca Gerosa e le sue colleghe analiste del comportamento di Controvento APS. Confrontandosi con alcune famiglie di bambini autistici del territorio hanno iniziato ad immaginare come potesse tradursi il nostro bisogno comune ed hanno steso ed iniziato a sperimentare un progetto ambizioso: il Progetto Oasi.

Il progetto prende il nome del luogo scelto per la sua realizzazione: l’Oasi Francescana di Erba. La referente dell’Oasi, Claudia, ha accolto con entusiasmo la proposta e ha aperto le porte del meraviglioso ambiente ai nostri ragazzi ed anche a noi mamme, che siamo state ospitate, coccolate ed ascoltate davanti ad una tazza di the. Così è stato possibile portare avanti durante la primavera un periodo sperimentale di incontri a cadenza settimanale per i nostri bambini, in tutto dieci, organizzati in due gruppi.

Finalmente Andrea e altri bambini come lui hanno per la prima volta avuto un luogo dove recarsi al pomeriggio, adeguato alle loro caratteristiche di funzionamento in cui le attività proposte sono state progettate dalle consulenti di Controvento in maniera impeccabile, accessibili e comprensibili anche per bimbi con autismo molto severo che necessitano di assistenza continuativa ed in rapporto 1:1 con le educatrici, come il nostro Andrea.

La progettazione di attività strutturate per gruppi di bambini autistici con funzionamento simile non è cosa semplice. Noi sappiamo che richiede molta preparazione, molto lavoro di progettazione e capacità di previsione che non sono scontati e che richiedono anni di studio e di esperienza: grazie alle consulenti di Controvento ed all’ambiente Oasi che ben si presta a livello strutturale per spazi ed opportunità offerte questa sperimentazione ha avuto esiti dal mio punto di vista sorprendenti: ho visto mio figlio cucinare, fare giardinaggio, costruire oggetti e relazionarsi con i suoi amici all’interno di un contenitore di senso.

L’altro aspetto molto positivo è stato quello della presa in carico delle educatrici dei nostri figli: anche loro sono state accolte e formate, si sono potute confrontare tra di loro e con le consulenti in un processo di apprendimento continuo che è essenziale per poter seguire al meglio i casi più difficili: immagino che seguire un bambino autistico al meglio non sia semplice per le nostre educatrici e che spesso si possano essere sentite in difficoltà o sole: il progetto Oasi ha preso per mano ed accompagnato anche loro.

Penso che l’ambizione maggiore di questa sperimentazione sia proprio quella di arricchire e far crescere tutte le figure che ne fanno parte, in un processo virtuoso di valorizzazione del territorio e delle sue risorse umane, professionali ed ambientali.

La speranza per me come mamma è quella che sia data la possibilità a questo progetto di diventare una vera e propria presa in carico regolare e costante nel tempo. Il bisogno di sicurezze e prospettiva è quello maggiore che sentiamo per i nostri figli: cresceranno e saranno adulti all’interno della nostra comunità. La preghiera è che non diventino “trasparenti”, che la nostra comunità li possa accogliere, prendersene carico e comprendere che oltre alla mera presa in carico vi è anche una prospettiva di sviluppo della comunità stessa. 

Paola